top of page

NOI CI SIAMO!

  • Immagine del redattore: edit
    edit
  • 20 apr 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 22 apr 2022

Ogni giorno, negli ultimi decenni, sentiamo sempre più parlare di INCLUSIONE, ma di cosa si tratta realmente? Letteralmente, come riporta qualsivoglia dizionario è “l’atto di inglobare un elemento all’interno di un gruppo o di un insieme”. Questo concetto è apparso nel dibattito pedagogico italiano negli anni ’90, inserendosi poi nell’ambito scolastico.


Per INCLUSIONE SCOLASTICA si intende il tentativo di rispettare le necessità e le esigenze di tutti, adeguando sia i luoghi fisici - progettando gli ambienti di apprendimento - sia le attività - consentendo a tutti gli studenti di partecipare alla vita di classe nel modo più attivo, autonomo e proficuo possibile.

In questo modo si cerca di dare priorità ai punti di forza degli individui, non ponendo più l’attenzione sul concetto di disabilità ma sugli obiettivi del gruppo classe e il raggiungimento dello stesso “traguardo”, che seppur conseguito con mezzi differenti, non sono per questo meno valorizzabili.

Come si dice comunemente, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e ciò per evidenziare che tra l’aspetto teorico e l’aspetto pratico dell’inclusività vi è un divario sostanziale che molte volte si rispecchia nelle dinamiche nell’ambito della scuola.

Proviamo a pensare ad un ragazzo con Disturbo dello Spettro dell’Autismo che frequenta la secondaria di secondo grado e ogni giorno si reca in un ambiente intrinseco di frustrazioni e stimoli molteplici e complessi che non riesce ad elaborare. Come si sente? Cosa provoca tutto questo alla sua persona? Quali emozioni prova e come riesce a gestirle?

Sono domande lecite che ognuno di noi potrebbe porsi, ma quello che dovremmo fare per poter esperire in maniera concreta il concetto di inclusione è comprendere la sua condizione chiedendosi come porsi nei suoi confronti in maniera più funzionale.

Cercare di osservare il suo mondo, le sue passioni e quello che lo fa stare bene e in armonia con l’ambiente circostante, rendendolo parte integrante di un sistema che lavora per lui e contemporaneamente lo supporta e lo protegge.

Al contempo, cercare di preservare tutti gli individui che si trovano all’interno della classe, tutelare la loro soggettività e aiutarli con feedback adeguati ad intraprendere questo percorso complesso verso l'inclusività, ma al tempo stesso ricco di soddisfazioni.

Oltre agli studenti, anche gli insegnanti dovrebbero sviscerare la condizione degli “autismi” sia a livello teorico sia a livello pratico e quest’ultimo può essere compreso appieno solo attraverso l’esposizione diretta al comportamento del singolo individuo.

Nello specifico, questa tipologia di osservazione e “azione sul campo” dovrebbe essere applicata ad ogni disturbo o disabilità presente nel mondo della scuola.

Non si tratta di tecnicismi o paroloni complicati ma di un modo nuovo di comprendere tutte le diverse sfaccettature della diversità. Pensiamo ad un lago e a tutte le meraviglie che ci sono in profondità, cosa riusciremmo a vedere se ci soffermassimo solo alla superficie? Come ci sentiremmo se con un tuffo arrivassimo in profondità? Quante cose nuove potremmo vedere?

Tutto ciò per insegnare alle persone ad andare oltre l’ovvio e scoprire la bellezza di ogni singola persona.

Come si sentirebbe questo ragazzo se fosse lasciato solo all’interno dell’ambiente scolastico? Attorniato da tante persone, che molto spesso si rivolgono a lui in modo freddo e meccanico?

Sì, lui tende ad estraniarsi dal mondo circostante per entrare in una realtà tutta sua, con le sue stereotipie, ecolalie e comportamenti che erroneamente definiremmo “bizzarri”, ma al tempo stesso dovremmo pensare ad una persona unica e irripetibile, la quale prova emozioni e riesce a sentire le nostre in un modo non tipico, non uguale al nostro, ma che non per questo debbano essere accantonate o non essere prese in considerazione.

Il diverso molto spesso spaventa perché non si hanno conoscenze dirette ed esplicite di quella determinata situazione e ci si riduce a stereotipi e successivamente a pregiudizi senza alcun fondamento scientifico e teorico che ledono l’integrità del gruppo classe/scuola.

Le differenze individuali dovrebbero essere un punto di forza all’interno del contesto scolastico, che le coltiva e le trasferisce all’interno della società, “costruendo” uomini e donne in grado di comprendere e accogliere la diversità.

Grandi passi sono stati fatti negli ultimi anni, le nuove generazioni riescono finalmente a sdoganare i molteplici stereotipi ed accogliere le diverse sfumature di personalità in maniera molto flessibile rispetto alle generazioni precedenti, e ciò dovrebbe essere applicato anche al mondo della disabilità e dei disturbi.

Dovremmo porci nei confronti di queste persone non più con rigidità ma con tutta la naturalezza possibile, è un bambino che diventerà un ragazzo, e che successivamente diventerà un adulto.



La scuola può e deve essere di tutti. Sebbene il suo compito principale sia quello di insegnare nozioni e strategie di risoluzione dei problemi, dovrebbe anche ampliare le vedute di TUTTI GLI STUDENTI e far gridare loro: NOI CI SIAMO! NOI FACCIAMO PARTE DELLA SCUOLA E NE SIAMO ORGOGLIOSI!


Dott.ssa Cristiana Ginevro


Comments


©2021 di SPLab - School Psychology Laboratory

bottom of page