“Voi docenti vi lamentate ma intanto avete molte vacanze durante l’anno scolastico.”
“Beati voi che avete tre mesi di ferie in estate!”
Immagine di Teresa Longo
Come sempre mi piace partire dalla realtà quotidiana. Quanti e quante insegnanti si sono sentiti dire almeno una volta nella vita le frasi soprariportate? Purtroppo, ancora oggi, vi sono dei pregiudizi nei confronti dei docenti riguardo proprio all’orario lavorativo nell’arco dell’anno solare.
Sì, è vero, vi sono pause durante l’anno scolastico, come quelle natalizie o pasquali, ma sono necessarie per permettere una ripresa più che fisica, mentale. Il docente, che sia insegnante dell’infanzia/primaria o insegnante della secondaria, ha molte attività da svolgere al di fuori dell’orario a scuola (inteso l’orario di lezioni con gli studenti). Ha varie riunioni, come il collegio docenti, gli incontri di plesso, i colloqui con i genitori, gli incontri con gli specialisti dei vari bambini e bambine con disturbi certificati, corsi di formazione, ore settimanali di programmazione. A tutto questo, si aggiunge il lavoro a casa. Per quanto sia una scelta del docente, lavorare anche a casa spesso è l’unica alternativa possibile.
Ecco perché è necessario porre l’attenzione anche su queste figure professionali del contesto scolastico. Infatti, spesso ci concentriamo su problematiche come la valorizzazione delle differenze individuali o le metodologie innovative, ma una realtà poco conosciuta o poco considerata è quella legata alla sfera emotiva dei docenti e alle loro percezioni riguardo al lavoro quotidiano.
Nelle varie ricerche si è evidenziato come gli insegnanti, quando viene chiesto loro di descrivere le tre emozioni che provano più frequentemente nella quotidianità scolastica, riportano in modo ricorrente frustrazione, sopraffazione e stress. Se invece si chiede loro di descrivere come vorrebbero sentirsi a scuola, riportano altre tre emozioni quali felicità, apprezzamento e sostegno. È deducibile come il divario tra le emozioni che provano ogni giorno e quello che vorrebbero provare è enorme. (Scoprire la Psicologia, Intelligenza emotiva. Imparare a gestire le emozioni, Milano, EMSE Italia srl, 2021)
Ormai è assodato che le emozioni influenzano ogni azione umana, ogni comportamento. Ragion per cui, i docenti che provano emozioni sgradevoli e di forte intensità come la frustrazione hanno molta probabilità di sviluppare alti livelli di stress o problemi psicologici come depressione e ansia. Tutto questo può a sua volta scatenare un basso rendimento lavorativo.
Nel precedente articolo “A scuola si va felici!”, ho sottolineato come sia necessario creare un ambiente di apprendimento che trasmetta benessere ai propri alunni e alunne. Ciò, ovviamente, vale anche per tutte le figure che ruotano intorno alla scuola, in questo caso gli insegnanti e le insegnanti. Anche loro devono provare uno stato di benessere associato al proprio lavoro. Ad esempio, la "felicità" con cui trasmettono i saperi e le conoscenze può far nascere negli alunni e nelle alunne l’interesse nello scoprire ciò che non si sa o la passione per una disciplina piuttosto che un’altra. Per cui, la scuola, dovrebbe aiutare questi professionisti e queste professioniste a gestire le emozioni negative, a fornire loro degli strumenti adeguati a fronteggiarle. In questo modo, il divario tra realtà e aspettativa riguardo alle emozioni che bisognerebbe provare in ambito lavorativo, si ridurrà fino a permettere ai docenti di sentirsi felici, apprezzati e sostenuti.
Dott.ssa Teresa Longo
Bibliografia
- Scoprire la Psicologia, Intelligenza emotiva. Imparare a gestire le emozioni, Milano, EMSE Italia srl, 2021
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