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Percezione o realtà?

“Sono una bambina sfortunata!”

“Non ho amici!”

Queste sono alcune emozioni, percezioni, stati d’animo negativi che accompagnano lei, Ginevra, ragazza di 10 anni che combatte contro il “mostro dei bambini”, il Cancro.


Durante la sua malattia ha sviluppato la passione per il disegno, in cui ha un talento straordinario. Ama la lettura, passione grazie alla quale sta scrivendo un libro. Crea lavori con il das e con oggetti riciclati. Curiosa delle lingue, ha iniziato autonomamente lo studio del cinese.

Dall’età di 7 anni, però, sta affrontando con grande forza questa battaglia. Per l’anno scolastico 21/22, a causa di evidenti problemi, come il Covid-19, la ragazza segue un percorso di istruzione a distanza alternato da un’ora di istruzione domiciliare.

Forse vi starete chiedendo cos’è il servizio di Istruzione Domiciliare (ID). Esso permette di garantire agli alunni che si trovano nell’impossibilità di recarsi a scuola per gravi motivi di salute, il diritto all’istruzione e all’educazione. La scuola di appartenenza ha il compito di supportare tramite l’uso delle tecnologie (videolezioni, Classroom, ecc.) l’alunno malato favorendo sia la sensazione di essere parte integrante della comunità scolastica sia facilitare il suo apprendimento. Ginevra ha diritto all’insegnante di sostegno per cui la scuola di Udine ha redatto per lei il PEI, Piano Educativo Individualizzato, in cui è delineato il percorso semplificato considerando la sua situazione medica. Tale percorso permette di avere un orario ridotto, lo studio di alcune discipline, di lavorare sulla dimensione socio-relazionale. Sin da ottobre la scuola ha stabilito i giorni e l’orario delle lezioni inserendo il mercoledì come giorno di interazione con i compagni e il venerdì come giorno rivolto all’istruzione domiciliare. Purtroppo la frequenza scolastica sin dall’inizio dell’anno è stata e lo è tutt’ora molto bassa. Ginevra sta frequentando le lezioni, in media un’ora a settimana. Cosa comporta questa assenza costante? Lo sviluppo di pensieri come “Non mi sento all’interno della classe”. “Non conosco i compagni”. “Non ho conoscenze adeguate ad affrontare le medie”. Purtroppo sembrano vani i tentativi che gli insegnanti e i compagni mettono in atto. Nonostante i ragazzi abbiano scritto lettere, si dimostrino interessati a lei, pongono tante domande, sono curiosi della sua vita, hanno fatto recapitare a casa il regalo di Natale, esultano e gioiscono quando si collega, Ginevra è chiusa e la comunicazione risulta unidirezionale. Ogni mediazione da parte dell’adulto non aiuta l’alunna ad aprirsi.

Purtroppo sente troppa differenza con i pari. Loro sono a scuola, lei no. Loro sono avanti nel il programma, lei no. Ginevra vive un grosso disagio nei confronti della scuola. Ha sviluppato una percezione negativa che non rispecchia la realtà degli eventi. Gli insegnanti cercano varie attività, anche più interessanti per lei affinché viva serenamente quell’ora di collegamento sia quando interagisce con il gruppo classe sia quando deve svolgere la didattica. La situazione medica inoltre le porta molta stanchezza fisica per cui ha difficoltà nel portare a termine le attività proposte. Sembra che in lei manchi la consapevolezza che la poca frequenza a scuola ha delle conseguenze sia nell’interazione con i compagni sia nell’apprendimento. La scuola continuerà a impegnarsi per far vivere a Ginevra questi ultimi mesi in modo più sereno possibile. A favorire e garantire l’inclusione e la partecipazione ad attività della scuola, nei limiti della sua salute. Inoltre, attraverso il contatto diretto con la Psicologa che segue la ragazza, la scuola monitora il disagio dell’alunna. Questo contatto diretto permette alla scuola di trovare soluzioni adeguate al suo stato d’animo garantendo serenità e benessere della ragazza quando si collega, e permette alla Psicologa di lavorare sulla percezione di non essere parte integrante, smussare i suoi schemi mentali e favorire una partecipazione più attiva di Ginevra nell’interazione con i pari.


Dott.ssa Teresa Longo


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